Vittima Involontaria

La pallina da tennis arrivò rapida, scaraventata con mala forza e inclinata in modo errato verso il basso. Difficile da prendere, un certo fuori campo. Ma lei la prese.

Si era mossa appena era stata colpita, conscia di dove sarebbe andata, e aveva roteato la racchetta verso il basso. Raggiunto il punto d’impatto, si era bloccata a gambe appena divaricate e si era piegata sulle ginocchia. Aveva rilanciato indietro la pallina, aggiungendo forza a quella con cui aveva viaggiato, e aveva fatto punto.

Set vinto. Partita vinta.

Guardandola mentre esultava, non riuscii a trattenere il sorriso che si allargava sulle mie labbra.

Era quasi una settimana che la osservavo da lontano. Usciva la mattina attorno alle sette e raggiungeva a piedi l’istituto scientifico a venti minuti di distanza. Vestiva in maniera semplice, jeans e maglia, e raccoglieva i capelli in code o trecce; eppure c’era sempre una traccia di ricercata eleganza a personalizzarla attraverso piccoli dettagli, dalla rifinitura della maglia ai fermagli tra i capelli, dalle scarpe alla moda agli accessori che abbellivano polsi od orecchie.

Zaino sulle spalle e una piccola borsa da palestra, a mano, dalla quale si intravedeva il manico della racchetta da tennis, a metà percorso si fermava a un condominio; da qui il tragitto proseguiva in compagnia di un’amica.

Nonostante ottobre fosse già iniziato, il Friuli godeva ancora di belle giornate riscaldate da un tiepido ma confortevole sole; elementi che si rispecchiavano anche negli atteggiamenti dei cittadini udinesi.

La mattina la passava all’interno dell’istituto. Conoscevo a memoria gli orari delle lezioni e a volte mi capitava di notarla nel cortile, durante la ricreazione. Al termine, all’una, raggiungeva con l’amica un piccolo giardino poco distante dove consumavano il pranzo portato da casa. La sosta durava un’ora e mezza al massimo, poi raggiungevano il centro sportivo dove si sarebbero allenate e sfidate per alcune ore sul campo da tennis.

Su quel terreno rosso metteva in mostra tutte le doti che racchiudeva; abilità e agilità, frutto di costanti e motivati allenamenti che la rendevano una quindicenne invidiabile. Ma vederla ridere e vivere così serena, alimentava il dubbio su quanto legame avesse con la sorella.

Come poteva essere così raggiante ad oltre due mesi dalla scomparsa di sua sorella maggiore?

Omar aveva insistito con tenacia sull’unione che le aveva cresciute, ma non avevo mai visto disperazione nella ragazzina che stavo osservando da giorni.

E se quella decisione avesse solo peggiorato le cose? Se usare una per coercizzare l’altra gli si fosse rivoltato contro?

Appoggiato contro il palo della luce, seminascosto da un gazebo pubblicitario, riflettevo sulle scelte di Ayhan quando vidi Adam avvicinarsi. Il passo lento di quella sua palestrata mole, allungata sull’altezza di quasi due metri, non poneva dubbi sulla decisione presa.

DD era rientrata da Golyam Dervent più agguerrita di prima, nemmeno una settimana con Opko l’aveva sottomessa. Lisa era l’ultima possibilità di Ayhan per ottenere dalla sua arma l’effetto desiderato.