Racconti diversi della stessa autrice

Friuli e Dintorni

Il Venerdì Santo di Arduino

C’è un segreto sepolto tra le montagne Giulie, rimasto nascosto nel cuore di un uomo per 79 anni.

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Arduino morì la notte di venerdì Santo, a novantanove anni.
L’aveva sentita arrivare mentre il suono delle campane del Gloria, della celebrazione del giovedì, riecheggiava nella piccola conca dove era situato Sapàgn, il paesello a sud-est di Tarvisio dove abitava dalla nascita.

Seduto sulla sua consunta poltrona, nella casa riscaldata da qualche legno nella vecchia stufa, aveva lasciato la finestra della cucina socchiusa in attesa di quel suono.
Quel segnale di atteso silenzio; perché Arduino attendeva tutto l’anno il silenzio reclamato dal venerdì Santo.
Da quel momento l’unica funzione del campanile sarebbe stata quella di battere le ore, sebbene avesse intentato diverse baruffe con don Severino, negli ultimi cinquant’anni, di ammutolire anche quelle.

Cinquant’anni di tempi quasi felici, dove il silenzio veniva rispettato anche dagli uomini, che parlavano quasi bisbigliando, ed evitavano l’uso di automobili e trattori. Persino gli animali, nel loro piccolo, sembravano accorgersi del momento e pareva si adattassero all’esigenza.
Gli unici che quel momento l’avevano rovinato erano stati i giovani, che oramai adolescenti invadevano il borgo con quel chiasso fastidioso che faceva bestemmiare Arduino, anche di fronte al parroco.

«I giovani lasciano i paesi per trasferirsi in città» Arduino citava borbottando i servizi dei telegiornali ogni volta che qualche sgommata di motorino o di automobile intralciava la sua strada o un pallone, accompagnato da grida esultanti, invadeva il suo cortile.
Il negozio sportivo della cittadina a valle, che aveva maggiorato le sue vendite di palloni, lo doveva proprio al vecchio Muriòt; come veniva chiamato Arduino.
I giovani paesani avevano tentato le loro partite in altre zone dei dintorni, ma l’unico campo decente era quello che era stato predisposto dal Comune, a ridosso del muro di cinta della decadente proprietà di Arduino, poiché era il terreno più in piano per realizzarlo; e puntualmente un pallone calciato troppo alto andava perso.

Arduino non poteva immaginare che quell’anno il silenzio sarebbe stato spezzato proprio dagli adulti.

La prima a compiere un simile gesto fu la Bàbe, la pettegola di Sapàgn.
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L’infiltrato e la bambola di pezza

Prima di diventare un agente di punta della World Investigation. Prima di entrare in un mondo gestito dai Clan. Prima di incontrare le SDB.
Prima, Jonathan McKenzie era un giovane agente dell’FBI.

Leggi l’estratto del racconto:

  «Succederà stanotte.» bisbigliò rauca la voce del Ratto.

  Jonathan MacKenzie, disteso sul letto e con la cornetta appoggiata all’orecchio, cercava di focalizzarsi su quelle parole mentre tentava di uscire dal torpore del sonno. Non sapeva l’ora, ma dalle luci artificiali che filtravano dalla finestra della camera intuiva fosse ancora notte.

  Arrivato a Washington DC nel tardo pomeriggio, aveva trascorso diverse ore tra alcune importanti tappe della città portandosi dietro il borsone da viaggio, riuscendo a mettere piede nel minuscolo appartamento in Dupont Circle solo dopo le nove. Aveva divorato le prelibatezze acquistate al ristorante cinese, due strade più a sud, e si era gettato sul materasso esausto; usando le ultime forze per togliersi i vestiti impregnati dagli odori del lungo viaggio che l’aveva portato alla capitale statunitense.

  Quando il costante suono del telefono l’aveva svegliato, non era stato in grado di stabilire se il profondo torpore che lo tratteneva fosse di pochi minuti o di diverse ore e rapidi come erano arrivati, il suono e la voce bisbigliante lo avevano abbandonato, lasciandolo con il mutismo di una linea telefonica chiusa.

  Disteso sul materasso, Jonathan fece scivolare la cornetta nella sua posizione e si girò a fissare lo scuro soffitto: ormai era sveglio, ed era successo in una delle peggiori maniere.

  Sebbene il Ratto si fosse preso la briga di rendergli noti gli avvenimenti che presto Jonathan avrebbe dovuto affrontare, lui si trovava impotente per fermarli. Il suo referente FBI di Washington gli aveva chiarito quel pomeriggio l’intenzione del capo di lasciar procedere i fatti fino al limite possibile e questo includeva l’azione svolta dai sospettati quella notte; compito di sorveglianza che non spettava a lui, arrivato nella capitale per trovare qualcun altro.

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